SANTOREGGIA-(SATUREJA MONTANA)

SANTOREGGIA-(SATUREJA MONTANA)
  • Commerciante: Antonetti Stefano
  • Catalogo rivenditori nr.: VASO 14
Prodotto nr.: 60
Prezzo IVA esclusa: € 2,73
Prezzo (iva inclusa): € 3,00
Disponibilità: In deposito
Nr. oggetti in deposito: 83

CARATTERISTICHE  BOTANICHE

La Santoreggia è una pianta erbacea annuale della famiglia delle labiatae. Ha il fusto eretto, ramificato di un verde che tende al rossastro. Le foglie sono opposte, sottili, appuntite, coriacee e di color verde brillante. I piccolissimi fiori sono riuniti in grappoli di color violetto o lilla chiaro e fioriscono da Giugno a Settembre. Tutta la pianta emana un odore simile al Timo. Può raggiungere un'altezza massima di 40 cm.

COLTIVAZIONE

Predilige un terreno asciutto, ben drenato ed esposto al sole. Non tollera l'umidità. Annaffiare al bisogno.   

RACCOLTA E CONSERVAZIONE

Le infiorescenze della Santoreggia vengono raccolte appena inizia la fioritura e vengono fatte essiccare all'ombra. Mentre le foglie possono venire raccolte in ogni periodo in base alla necessità, ma le loro proprietà sono all'apice poco prima della fioritura. I rami vengono essiccati in mazzi, appesi in luoghi ventilati e ombrosi.

USO IN CUCINA

La Santoreggia è caratterizzata da un sapore pungente, quasi piccante, molto simile a quello del Timo. Insaporisce carni bianche, uova, verdure crude o cotte, minestre, frittate, selvaggina, risotti e legumi (fave, fagioli, lenticchie ecc.) che ne traggono vantaggio oltre che per il sapore anche perché ne aumenta la digeribilità.

PROPRIETÀ TERAPEUTICHE

La Santoreggia ha proprietà tonificanti, carminative, calma il dolore causato da punture di insetti e risolve problemi di digestione. È considerata una delle erbe afrodisiache più rinomate.

CURIOSITÀ

La fama della Santoreggia come afrodisiaco si diffuse in epoche molto antiche. Gli autori latini raccomandavano di non eccedere nell'uso di questa pianta altrimenti l'effetto sarebbe stato quello di finire in balia degli istinti più sfrenati ed incontrollabili. Ancora nel Medioevo la coltivazione della Santoreggia fu proibita in molti monasteri, proprio per questa sua "inquietante proprietà". Difatti il suo nome deriva da "satiro", cioè da quella mitica creatura dei boschi dalle sembianze metà umane e metà caprine la cui più pregnante caratteristica era la lussuria. I popoli germanici non consumavano mai fagioli senza prima insaporirli con questa pianta, tanto che essa era denominata da loro "Erba dei fagioli". I Sassoni, in particolare, la amavano a tal punto, che dopo la conquista, ne diffusero l'uso in Britania: ancora oggi in Inghilterra è molto usata tanto che il suo nome in inglese è savory cioè "saporita": essa è infatti usata per dare aroma a moltissimi piatti e insalate.